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“Sperare non è sognare, ma la capacità di trasformare il sogno in realtà”

Alcamo – Centro storico

CENTRO STORICO DI ALCAMO

 

Alcamo è un comune italiano di 45 546 abitanti della provincia di Trapani. La città è situata al confine con la provincia di Palermo, sorge ai piedi del Monte Bonifato. Sebbene si abbiano poche informazioni ,esistono prove che questa zona fosse popolata anche in tempi preistorici; in particolare in uno dei siti più antichi del territorio alcamese, (presso la contrada Mulinello), sono stati trovati reperti risalenti al Mesolitico, approssimativamente intorno al 9000-6000 a.C. Sono stati ritrovati inoltre antichissimi reperti risalenti al Neolitico durante le ricerche archeologiche presso il Fiume Freddo svolte dall’archeologo Paolo Orsi nel 1899 e dal marchese Antonio De Gregorio nel 1917.

Uno tra i reperti più importanti è un’ascia del Neolitico conservata al Museo Paolo Orsi di Siracusa. Si ipotizza che la città di Alcamo sia nata a partire dall’insediamento di Longarico per mano degli arabi. La prima testimonianza sull’esistenza di Alcamo risale al 1154 grazie ad un passo del Libro di Ruggero II, scritto dal geografo berbero Idrisi per ordine del re normanno al fine di ottenere una raccolta di carte geografiche. Un diario del 1185 dal pellegrino andaluso Ibn Jubayr conferma l’origine araba della cittadina; quest’ultimo, in viaggio da Palermo a Trapani, si fermò ad Alcamo, che definì un paese (beleda) con moschee e un mercato, i cui abitanti erano tutti di religione musulmana. Come la maggior parte delle città siciliane anche Alcamo ha subito la dominazione di diverse popolazioni.

I primi furono gli arabi che hanno lasciato un’impronta molto profonda. Dopo gli arabi arrivarono i normanni e poi gli svevi. Durante questa dominazione l’attuale centro storico era diviso in quattro frazioni: San Vito, San Leonardo, Sant’Ippolito e San Nicolò. Questi diversi quartieri erano popolati da musulmani che vennero cacciati gradualmente dai Saraceni che si ribellarono.

Dopo l’espulsione dei musulmani iniziarono ad arrivare i cristiani e Alcamo passò nelle mani di diversi Signori. I primi furono i Ventimiglia, poi i Conti di Modica, dei quali il castello ancora presente e in ottime condizioni. Nell’anno 1500 Alcamo si trovò sotto il dominio di Ferdinando Vega che ostacolò l’invasione dei turchi e fece cingere la città di spesse mura difensive.

Si poteva comunicare all’esterno attraverso quattro porte: Porta Palermo, Porta Corleone, Porta di Gesù e Porta Trapani. Nel 1535 furono aperte altre quattro porte: Porta Stella, Porta Nuova e le nuove Porta Trapani e Porta Palermo, mentre quelle vecchie venivano chiuse, questo succedeva per onorare l’arrivo di Carlo V. Al contrario di quello che si può credere Alcamo in quegli anni attraversò un periodo di splendore per quel riguarda l’arte, difatti furono costruite la Chiesa Madre, ristrutturata la Chiesa di S. Oliva, ricostruita la Chiesa di SS. Paolo e Bartolomeo e la Chiesa di San Francesco da Paola. Inoltre fu costruito il Teatro Ferrigno. Nel 1843 si diede inizio alla costruzione del Palazzo Comunale. La città di Alcamo e i suoi cittadini si schierarono in favore dell’Unità d’Italia e il 6 aprile Stefano e Giuseppe Triolo fecero sventolare il tricolore sul Palazzo Comunale. In questo contesto storico si costituirono delle squadre che si recarono in aiuto a Garibaldi nella battaglia di Calatafimi, il quale in seguito emanerà ad Alcamo alcuni decreti per conto di Vittorio Emanuele II. La città attraversò momenti difficili sia durante il fascismo che la seconda guerra mondiale, tuttavia grazie alla sua capacità di coesione sociale seppe reagire efficacemente, creando nuove condizioni economiche. Negli ultimi decenni alle attività tradizionali come l’agricoltura e l’artigianato si sono affiancate numerose attività commerciali, industriali orientati all’offerta dei servizi. Alcamo oggi conserva il suo ruolo di crocevia commerciale tra Palermo e la Provincia di Trapani. Il territorio comprende anche la località di Alcamo Marina, che si estende con la sua spiaggia per alcuni chilometri, dal territorio del comune di Castellammare del Golfo fino all’antico fortilizio arabo del castello di Cala.

Il castello dei conti di Modica detto anche Castello di Alcamo, di epoca medievale è situato nel centro della città.

La costruzione fu iniziata dalla famiglia Peralta intorno al 1340 e fu terminata nel 1350 sotto i feudatari Enrico e Federico Chiaramonte, che lo utilizzarono come dimora e struttura difensiva. Nel 1392 re Martino e la sua consorte furono ospiti del castello dopo la sconfitta dei Chiaramonte. Nel periodo tra il 1410 e il 1812 la proprietà fu dei Cabrerà, Conti di Modica, da cui il nome. Nel 1534 subì l’attacco del pirata islamico Barbarossa. Inoltre in una delle torri soggiornò per tre giorni l’imperatore Carlo V durante il suo ritorno dalla vittoria a Tunisi, il 1º settembre 1535. Assieme a lui dimorarono la sua corte e l’infante Eleonora d’Aragona. Nel periodo tra il 1583 e il 1589 fu oggetto di tre restauri. In seguito alla morte dell’ultima contessa di Modica, intorno agli inizi del 1800, il castello venne acquistato all’asta dalla famiglia degli Stuart. A partire dal 1828, in seguito ad una sentenza del Tribunale di Trapani, il Comune di Alcamo ne prese possesso e negli anni seguenti fu utilizzato come sede degli uffici comunali. Nel 1870 la struttura fu trasformata in carcere. Ulteriori restauri avvennero tra il 2000 e il 2010, in seguito ai quali il castello è stato utilizzato per ospitare il Museo Etnografico, l’Enoteca Storica Regionale, il Museo del Vino e delle Tradizioni, un’esposizione permanente dei pupi siciliani, e una mostra dedicata alle opere scultoree di Nicola Rubino. La pianta del castello è romboidale, con al centro un cortile di forma rettangolare. La struttura è formata principalmente da conci in pietra tagliati in maniera grossolana, in corrispondenza degli spigoli delle torri e delle aperture sono state utilizzate delle pietre perfettamente squadrate e ammorsate tra loro. All’esterno si ergono quattro torri merlate, due a pianta quadrata e due a pianta circolare, ciascuna delle quali aveva delle funzioni specifiche; in particolare: nella torre quadrata più alta, detta per tale motivo “torre Maestra”, collocata a sud-est, venivano torturati i prigionieri; la torre quadrata più bassa, collocata a nord-ovest, era riservata alle sentinelle; la torre circolare collocata a nord-est era utilizzata per ospitare gli ospiti di riguardo. La torre circolare a sud-ovest reca inoltre lo stemma della città di Alcamo, scolpito in marmo. Sui lati di questo magnifico edificio si aprono finestre bifore e trifore di derivazione gotico-catalana. I locali del piano terra comprendevano una cappella, le stanze del cappellano e dei servi e una cella di isolamento, mentre al primo piano si trovavano un salone per ricevimenti con annessa anticamera, lo studio del conte, le camere da letto con relativo corridoio e un’altra cella di isolamento. In passato il castello era cinto da mura che avevano lo scopo di ostacolare l’assedio da parte di macchine da guerra. Originariamente era dotato di tre porte, disposte sui lati sud, ovest e nord. Ciascuna porta si apriva su una piazza: la piazza a sud era utilizzata come capitaneria delle milizie urbane a piedi e a cavallo; la piazza a ovest era chiamata “cittadella”; la terza piazza era invece situata a nord. Secondo un’ipotesi ancora da confermare, sotto il castello si troverebbero delle fosse carcerarie utilizzate tra la fine del XIV secolo e il XVIII secolo. Attiguo a questo imponente sito culturale troviamo Piazza della Repubblica la quale custodisce una delle maggiori aree verdi della città. Sul lato sud della piazza, un ampio parcheggio di recente realizzazione, permette di parcheggiare l’auto per raggiungere il centro storico a piedi in pochi minuti.

Lo splendido palazzo turrito dei baroni De Ballis venne progettato probabilmente nel 1490 dai fratelli Tommaso e Pietro Oddo architetti originari di Monreale, appartenente alla famiglia omonima, del feudo di Calatubo, fu abitato fino al 700. Questo palazzo è uno tra i più imponenti della ricca borghesia alcamese. Ha una struttura medievale, con una torre al centro costruita con una pietra calcarenite travertinoide squadrata e con la presenza di finestre bifore e trifore tipiche del 300 e del 400 (paragonabili a quelle presenti a Palazzo Abatellis). Dal punto di vista esterno l’edificio mantiene una sua originalità prospettica con l’aggiunta di alcuni balconi settecenteschi. L’interno presenta nell’ ingresso principale un elegante cortile dove si sviluppa la scala di accesso al piano nobile. Le porte sono laccate impreziosite da pannelli in vetro pitturati con elementi floreali e figure arabeggianti. L’imponente austera torre quadrangolare del palazzo de Ballis è uno straordinario esempio di architettura quattrocentesca, con chiari riferimenti alle soluzioni palermitane di Matteo Carnalivari, individuabili nell’elegante cornice di sostegno delle merlature; echi catalani si notano invece nella finestra trifora inserita in un arco a tutto sesto. Sullo spigolo ovest è posto lo stemma di famiglia, questa di origine bolognese, si stabilì ad Alcamo nel secolo XV.

Tra i numerosi monumenti civili e chiesastici di Alcamo, si iscrive il primo Teatro Comunale “Ferrigno”, che costruito alla metà del XIX secolo, fu un contenitore culturale di notevole interesse artistico e storico, con dipinti del palermitano Salvatore Nasta e con stucchi dell’alcamese Filippo Rimi. Questo teatro ospitò nobilissime e affermate compagnie teatrali tanto da diventare un punto di riferimento culturale anche per i comuni vicini. Nel 1957 l’Amministrazione Comunale, d’accordo con il gestore Girolamo Ferrigno, visto che il teatro aveva bisogno di restauri e di consolidamento, decise di abbatterlo. Nel 1961, sull’area del vecchio teatro si inaugurò quello nuovo che, dedicato al mitologico vento Euro, si presentò privo degli stucchi che decoravano i palchi e gli affreschi, ma più grande e in grado di competere con i teatri dei grandi centri, per funzionalità e buon gusto. Nella galleria furono collocate 314 poltroncine in legno e nella platea 494 comodi posti a sedere. Successivamente, nel 2001, il Teatro venne rinnovato e ribattezzato “Teatro Cielo d’Alcamo”, in onore del grande poeta duecentesco Cielo o Ciullo d’Alcamo, originale cantore della lingua italiana.

Questo luogo nasce come biblioteca multimediale la quale individua come fattori portanti della sua missione la contemporaneità e la multimedialità, favorisce l’accesso alle risorse elettroniche in un processo di integrazione con le tradizionali risorse cartacee, cura e sviluppa i documenti multimediali, l’accesso alla rete internet, promuove la lettura con particolare attenzione ai bambini e ai ragazzi. La sezione libri comprende opere a stampa di narrativa contemporanea, sia italiana che straniera, saggistica, opere di consultazione generale, enciclopedie, dizionari, atlanti; testi di informatica, di musica, di teatro, di cinema; opere relative ad aspetti sociali dell’attualità; materiali di supporto alle attività di insegnanti ed educatori. Le raccolte multimediali della sezione Mediateca (cd audio, dvd, vhs, cd rom) costituiscono un contributo rilevante dell’offerta culturale della Biblioteca. La raccolta di cd audio comprende una selezione molto rappresentativa della produzione musicale italiana e straniera, dei diversi generi rock, pop, jazz, blues, musica classica e lirica per un pubblico eterogeneo. La raccolta di dvd e vhs offre una collezione dei film dei maggiori registi, dei generi e degli attori più significativi della storia del cinema, con particolare attenzione al cinema contemporaneo e a quello d’autore; inoltre una raccolta di documentari nei vari settori, scienze, natura, arte, storia, spettacolo. La raccolta dei cd-rom è di vario argomento prevalentemente a carattere storico, geografico, artistico e didattico. La Biblioteca riconosce l’utilità dell’informazione elettronica per il soddisfacimento delle esigenze informative ed educative della comunità e, pertanto, offre l’accesso a Internet come ulteriore strumento di informazione rispetto alle fonti tradizionali. La sezione Emeroteca è costituita da una raccolta rappresentativa di quotidiani e periodici a stampa di informazione generale, di diverso ambito culturale, di tipo ricreativo. Inoltre vengono catalogati e conservati quotidiani e riviste degli ultimi due anni. La Biblioteca Multimediale organizza periodicamente varie attività per la promozione della lettura e del libro, per la valorizzazione del proprio patrimonio culturale, per la conoscenza dei propri servizi. A tal fine realizza incontri, conferenze e dibattiti pubblici, mostre bibliografiche e documentarie, con il coinvolgimento delle associazioni locali, delle scuole, di altri istituti culturali. Per le scuole del territorio, vengono organizzate periodicamente visite all’interno della struttura allo scopo di far conoscere le funzioni, i servizi e le regole di funzionamento, le modalità di accesso, l’uso dei cataloghi, il prestito. La durata dell’incontro è di un’ora nei giorni di martedì o giovedì dal 15 ottobre al 15 dicembre e dal 15 gennaio al 15 giugno. La Biblioteca può accogliere una classe per volta. I docenti interessati alla visita devono farne richiesta al n. tel/fax 0924/509837 dal lunedì al venerdì. Il Personale della biblioteca, dopo verifica della disponibilità, darà conferma alla visita. Questa particolare Biblioteca sorge in una location affascinante ossia la chiesa di San Giacomo de Spada. Chiusa per i danni del sisma del 1968, dopo un accurato restauro, il 13 gennaio 1998 venne inaugurata per ospitare la Biblioteca Multimediale San Giacomo de Spada sita in via Comm.Navarra,75.

La Biblioteca Civica “Sebastiano Bagolino” dal 1886, ininterrottamente, svolge un servizio di grande utilità pubblica, ed è punto di riferimento di molte attività culturali. Memoria ed identità storica della città, in quanto custodisce, oltre ai volumi di Filosofia, Psicologia, Pedagogia, Linguistica, Letteratura, Storia, Economia, Scienze, migliaia di volumi che evidenziano l’arte, le tradizioni, l’artigianato, l’economia, la religiosità del popolo alcamese. Conta un patrimonio di 68.000 volumi tra cui quelli dei Fondi speciali, provenienti da ex monasteri e conventi e della sezione di Storia del territorio alcamese; Patrimonio attuale da custodire gelosamente per le future generazioni. Ad integrazione e a difesa di questa memoria culturale all’interno della Biblioteca Civica sono stati istituiti tanti servizi culturali: l’Archivio storico Notarile; la Pinacoteca degli Alcamesi illustri; il Museo delle tradizioni contadine, artigianali e pastorali; la raccolta delle Gazzette nazionali, regionali ed europee nonché le Gazzette dei concorsi nazionali e della Regione siciliana.

La Biblioteca è sita presso Vicolo Grillo, 6.

Si tratta di un’antichissima struttura tuttora funzionante, costruita durante il periodo in cui la città fu dominata dagli arabi. Questi realizzarono una fontana presso una sorgente d’acqua, nel casale Alqamah. Un forte terremoto, avvenuto alla fine del ‘400, pare abbia danneggiato l’opera, successivamente ricostruita. Con il trasferimento della vita cittadina attorno al castello, si instaurò nei pressi della fontana un’attività di pastorizia che determinò l’esigenza di costruire un abbeveratoio. La parte prospettica si presenta con due lavabi e con lesene sormontate da capitelli. Quest’ultimo in conci di pietra di calcarenite travertinoide risale alla prima metà dell’Ottocento. Oggi si può ammirare l’intreccio di arte-idraulica in Via Discesa Santuario; infatti qui tra il frastuono della vita cittadina, risuona simile a una musica soave lo zampillio artistico dell’acqua.

La nascita della piazza è un susseguirsi di eventi “architettonici” che hanno modificato e migliorato una zona immediatamente fuori le vecchie mura alcamesi. Nel 1500 le fonti storiche ci raccontano di un torrente che attraversava Piazza Ciullo. Il fossato, dentro il quale esso scorreva, si riempiva nel periodo invernale. Agli inizi del XVI secolo il torrente limitava la città sul lato occidentale. Le prove visibili di ciò si trovano nella disposizione del complesso degli edifici, forme che, qualche anno fa, furono messe ben in risalto attraverso le linee che decorano la pavimentazione della piazza previste nel progetto di ristrutturazione proposto da Gae Aulenti. Le linee guida disegnate sulla pavimentazione seguono le curvature del torrente; fino a qualche anno fa si poteva ancora sentire lo scorrere dell’acqua se ci si posizionava al di sopra dei tombini al confine con le scalinate di piazza mercato. È probabile che questo antico corso d’acqua sia il rivolo che arriva e rifornisce la piccola fonte all’interno del santuario dedicato alla Madonna dei miracoli. Tra l’altro, questa fonte, per come è scritto su una lastra nel santuario, è paragonata a quella miracolosa di Lourdes.

Il castello dei Ventimiglia, o castello di Bonifato, è caratterizzato da quattro torri fatto edificare alla fine del XIV secolo dalla famiglia dei Ventimiglia sulla cima del Monte Bonifato all’interno della Riserva naturale Bosco di Alcamo. Enrico Ventimiglia, figlio di Guarnieri Ventimiglia al quale succedette, dichiarò di avere fatto erigere la fortezza sul monte Bonifato come protezione da eventuali attacchi. Secondo diverse interpretazioni, il castello risalirebbe invece ad un’epoca anteriore. Questo venne distrutto nel 1243 per ordine di Federico II di Svevia, per essere riedificato 1391 a proprie spese dalla famiglia Ventimiglia. Nel 1779 le rovine vennero inserite nel Piano di conservazione dei Beni Culturali della Sicilia da Gabriele Lancillotto Castello, principe di Torremuzza. L’opera in origine presentava quattro torri ed una pianta a forma di trapezio rettangolo. L’unica torre rimasta è il mastio o Torre maestram (chiamata impropriamente “torre saracena”), che in origine era alta tre piani e vi si accedeva tramite una scala mobile in legno al primo piano. Tale torre è posizionata a nord-ovest e presentava pianta rettangolare e mura spesse 2,2 m. Essa era la più importante del castello, in quanto grazie alla sua imponenza e posizione svolgeva la funzione di punto di avvistamento. Al suo interno, la torre maestra comprendeva quattro piani: al piano terra si trovava la cisterna per la raccolta delle acque piovane e le prigioni; al primo piano si trovavano due stanze con soffitto a volta, di cui una dotata di camino; al secondo piano vi erano altre due stanze con soffitto in legno; al terzo piano si trovava una stanza in cui venivano accesi fuochi per le segnalazioni; il soffitto era probabilmente in pietra. Nell’area di ciò che rimane del Seicentesco Castello dei Ventimiglia sorge la Chiesetta della Madonna dell’Alto edificata nel ‘600. Questa piccola struttura dedicata al culto è incorporata nella cinta muraria. Ogni anno si svolge un triduo dedicato alla Madonna dell’Alto, celebrato presso la chiesa del Sacro Cuore di Gesù; i festeggiamenti trovano il loro culmine l’ultima domenica di agosto nel pellegrinaggio a piedi dalla Parrocchia Sacro Cuore di Gesù alla Madonna dell’Alto, dove ha luogo la Santa Messa. Nei giorni di festa il santuario rimane aperto tutto il giorno per permettere a fedeli e devoti di recarsi in visita per una preghiera devozionale. L’8 settembre alla processione campestre segue spesso un recital di canti e di poesie dialettali, in lode di Maria. L’atmosfera festiva è preannunciata dai falò (vampati) che, la sera della vigilia si accendono sulla spiaggia, in campagna e in città. La Festa della Madonna dell’Alto ormai è entrata a buon diritto nelle tradizioni religiose della Città di Alcamo, grazie all’azione della Parrocchia Sacro Cuore di Gesù, ma grazie soprattutto alla Congregazione di Maria SS. dell’Alto costituita da persone la cui fede, devozione e grande buona volontà hanno consentito, negli anni, la crescita del Santuario, sia in termini di valorizzazione del sito che in termini fedeli i quali con il tempo, sono divenuti sempre più numerosi.

Il castello di Calatubo (castrum Calathatubi “terra di tufo”) è un’antica fortezza che sorge nei dintorni di Alcamo.

Il sito presenta resti di un insediamento elimo e di una necropoli. Essendo prossimo all’autostrada A29, con la sua imponente mole attrae la curiosità dei viaggiatori; è però sconosciuto ai più e versa oggi in uno stato di abbandono, nonostante il Comune di Alcamo abbia spesso espresso la volontà di recuperarlo. È normalmente chiuso alle visite per motivi di inagibilità, sebbene tra il 20 e il 22 marzo 2015 sia stato possibile visitarne la cappella previo l’utilizzo di caschi di protezione. Il villaggio di Calatubo fu abbandonato in seguito alla conquista da parte di Federico II e il castello perse la sua funzione originaria di fortezza militare, trasformandosi in una masseria. Durante tale periodo si aggiunsero magazzini, stalle e altre strutture utilizzate per l’amministrazione agricola del feudo di Calatubo.

Alla fine del XIX secolo in corrispondenza del secondo cortile furono poi allestiti magazzini per la produzione del vino “Calatubo”.

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