Spazio Libero Onlus – APS

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“Sperare non è sognare, ma la capacità di trasformare il sogno in realtà”

Convegno: “l’Arte del comunicare attraverso il cinema”

“Cine-Teatro Kim” Salemi, 18 Aprile 2010

 

Relatori: Mirko Locatelli, regista; Giuditta Tarantelli, producer. Entrambi della casa cinematografica “Officina Film”

Mirko Locatelli è un giovane regista emergente, nasce a Milano nel 1974. Fonda nel 2002, insieme alla producer Giuditta Tarantelli, la casa di produzione “Officina Film”. Nel ‘92, a 17 anni, mentre guida il suo motorino si scontra frontalmente con un‘auto. Sopravvive, grazie al Cielo e agli ospedali specializzati, ma tetraplegico: “Muovo il busto e la testa, posso respirare. Oggi, invece che in piedi sto seduto; invece che con le mani lavoro con la testa. Come dire: invece che vino, bevo acqua e va bene ugualmente”. Durante il percorso universitario Mirko conosce Giuditta Tarantelli.“Giovani studenti, abbiamo deciso di andare a vivere insieme e coltivare il comune desiderio di fare comunicazione”.

Prima innamorati della propria relazione come del cinema, poi, dal 2001, sposi.

Se si chiede a Giuditta quali valori interiori l’abbiano attratta del suo uomo in carrozzina, con gambe e braccia immobili, risponde: “ Confesso, che oltre ai valori, mi è piaciuto subito anche fisicamente”. Insieme hanno prodotto spot pubblicitari, filmati istituzionali, cortometraggi e documentari.

Nel 2004, Mirko produce e dirige il mediometraggio “Come prima”, vincitore al Filmaker Festival dello stesso anno.

Trama: Il protagonista Andrea ha 17 anni, vive a Milano in un quartiere popolare.

A causa di un incidente in motorino, diventa tetraplegico. Dopo circa un anno di terapia e riabilitazione in ospedale, è il momento di ricominciare a vivere: Andrea torna a casa, riscopre gli ambienti che gli erano familiari, il suo quartiere, la sua casa, la sua stanza di adolescente come tanti. Tutto gli sembra cambiato.

Solo le persone che gli sono state sempre vicine sono rimaste le stesse; attente e affettuose concentrano tutti i loro sforzi per far sì che tutto sembri uguale, vivibile, “come prima”: sua madre, suo fratello, il suo migliore amico e la sua ragazza. Inizia un percorso di accettazione e di consapevolezza per Andrea e per chi gli sta intorno.

Con molta fatica, cerca di ricostruire i rapporti umani con il mondo che lo circonda, scontrandosi con l’ignoranza, la paura e i disagi… Lo scontro più duro coinvolge suo padre: lontano già da qualche anno dalla famiglia, torna “per dovere” accanto ad Andrea.

Egli crede di poter metter da parte la propria depressione concentrandosi sui problemi di suo figlio; non comprende però i sentimenti e i bisogni del ragazzo.

Nonostante gli sgomenti, gli episodi spiacevoli e le difficoltà, Andrea capirà che varrà la pena di lottare e di crescere, con la sua famiglia e i suoi amici.

“La carrozzina non è un rifugio: è una finestra dalla quale ti affacci su una vita che non conosci.”

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